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Nell’immaginario collettivo l’idea di giardino è quella di un luogo dove prati all’inglese puliti e ben rasati sono delimitati da splendidi arbusti e generose erbacee dai colori sgargianti e perfettamente combinati tra loro. Sulle riviste e sui libri appaiono scenari idilliaci e bucolici, dove rose e clematidi fanno bella mostra di sé. Il solo pensare alla possibilità di associare l’immagine del giardino all’aridità e alla mancanza d’acqua risulta oltremodo bizzarro, impensabile, assurdo. Nonostante ciò, un giardino è in grado di crescere anche là dove il sole si fa abbagliante, i terreni rocciosi e assetati, le precipitazioni rare o addirittura assenti. Anzi, molte piante che crescono sui terreni aridi risultano più semplici da coltivare, a patto che si rispettino le loro condizioni di origine, che significa non innaffiarle in estate. I Ceanothus che abitano le colline californiane o il cappero siciliano o ancora la Lithodora fruticosa, mal si adattano all’azione di calore e umidità: innaffiandole durante la stagione estiva muoiono. Istintivamente si pensa che la presenza dell’acqua implichi una natura rigogliosa e lussureggiante e che, al contrario, l’aridità porti solo polvere, piante spinose e miseri arbusti. Ma non è sempre così. In realtà è che la flora è molto più ricca nelle regioni a clima mediterraneo che in quelle a clima temperato: è stato calcolato che le specie vegetali del bacino mediterraneo contano circa il 10% della flora del mondo intero. Le piante che vivono nei climi aridi hanno sviluppato importanti strategie di adattamento nel corso della loro evoluzione. La conoscenza di tali strategie è fondamentale per curare la vegetazione valorizzando il giardino in base alle tecniche di sopravvivenza da essa adottate. Una tra tutte è quella semplice, ma efficace, di sparire quando le condizioni esterne si fanno davvero aspre. In alcune regioni desertiche il ciclo di vita delle piante è molto breve. Essendo le precipitazioni rare, la pianta fiorisce rapidamente, subito dopo la pioggia, e dopo pochi giorni muore, liberando un’abbondanza di semi che resteranno nascosti nel deserto per il resto dell’anno. Nonostante la vita breve, lo spettacolo è straordinario: immense distese di territorio coperte da un tappeto di fiori dai colori vivaci. Sono i deserti fioriti, l’Atacama in Cile, il Mojave in California e il Sonora, al confine tra America e Messico.
Far crescere fiori nel deserto, creare l’oasi più grande del mondo, queste le nuove sfide che il gruppo Paghera si sta preparando ad affrontare nell’immediato futuro.
E poi, ancora, splendidi giardini affacciati sul mar Mediterraneo, in Turchia e in Francia, dove grande protagonista è la flora mediterranea in tutte le sue varianti, di fiori, colori e profumi. Piante abituate a vivere in ambienti aridi, che nel corso del tempo si sono adattate alle diverse condizioni di suolo, esposizione, latitudine. Giardini governati solo dalla natura e liberi di esprimersi secondo natura, nella certezza che, se una pianta scompare, significa solo che non si è felicemente adattata. Al suo posto ne nascerà un’altra, ancora più resistente.

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